Per celebrare la Giornata internazionale della donna, abbiamo intervistato cinque imprenditrici che vivono in Italia e che usano Shopify come canale di vendita.
Sono determinate, tenaci e appassionate. Per arrivare dove sono oggi hanno dovuto superare ostacoli e diffidenze.
Abbiamo chiesto loro di raccontarcerlo perché, anche se ognuna ha una storia unica, chiunque voglia intraprendere un percorso simile al loro può trarre spunto e ispirazione dalle loro esperienze.
Suny Spigolon, La Gatta Con Gli Stivali
Che tipo di attività hai?
Vendo online calzature che per la maggior parte hanno il mio marchio e sono realizzate da me. Io mi occupo della parte di modelleria, quindi dello stile, e per la produzione mi appoggio a piccoli artigiani rigorosamente italiani che ho selezionato nelle zone dell’eccellenza calzaturiera italiana, ovvero Marche, riviera del Brenta e Toscana.
Lo scopo è vendere prodotti esclusivi, artigianali e di alta qualità. Poi diamo la possibilità di personalizzare la calzatura, anche in termini di taglia. Lavorare con piccoli produttori mi permette di offrire questo servizio, raro e molto richiesto, e quindi di uscire dalla numerazione standard, perché non tutti i piedi sono standard come invece vorrebbero le produzioni industriali.
Quando l’hai avviata?
Ho cominciato nel 2008 insieme a una socia, che in seguito è uscita dal progetto. All’inizio era un’attività di acquisto e rivendita online di marchi selezionati.
Poi, vivendo in una zona molto vicina alla riviera del Brenta, ho cominciato a entrare in contatto con le realtà di produzione artigianale e da lì è partito un percorso di crescita personale e professionale. Ho cominciato a sviluppare il mio marchio e quando ho capito che mi piaceva molto curare il prodotto ho fatto un corso per diventare modellista, acquisendo le competenze per poter disegnare su forma.
Come ti è venuta l'idea? Qual è stata la spinta motivante?
Di sicuro c’è dietro una grande passione personale: sono sempre stata una cultrice e compratrice seriale di scarpe. Una passione che però veniva frustrata perché nella zona in cui vivo non si trovavano prodotti di mio gusto.
Poi nel 2007 io e la mia socia abbiamo partecipato al MICAM, una fiera di settore, e ci si è aperto un mondo. Nel senso che abbiamo scoperto quanto fosse ampia e varia la proposta e quanto poco arrivasse dalle nostre parti.
A quel punto abbiamo cominciato a pensare di creare un’attività attorno a questa passione e potenzialità del settore, che però fosse secondaria perché all'epoca avevamo un altro lavoro. E così abbiamo pensato all’attività online.
Come sei arrivata dove sei adesso?
Sono sempre stata molto determinata anche in momenti di grande difficoltà. All’inizio l’attività è partita sulla spinta di un’onda emotiva forte e senza basi solide, nel senso che né io né la mia socia avevamo competenze in materia.
È stato un viaggio entusiasmante ma che a un certo punto è arrivato a un blocco. Il mercato andava in un’altra direzione, nel 2008 c’è stata la crisi economica globale. Insomma, molti fattori remavano contro.
La mia fortuna però è stata che non ho pensato mai, neanche per un attimo, di mollare. Ho tenuto duro correggendo il tiro, rivedendo la proposta e il prodotto, facendo scelte commerciali diverse e cambiando il sito.
Quali ostacoli hai dovuto superare?
Oltre alla crisi economica di cui ti parlavo, c’era la diffidenza dei clienti verso l’ecommerce: nei primi anni di attività gli acquisti online non erano ancora entrati nelle abitudini dei consumatori.
Per superare questa difficoltà ho messo a disposizione un servizio di consulenza, che offro tutt’ora: fornisco assistenza prima dell’acquisto e naturalmente anche dopo attraverso telefono e WhatsApp. In questo modo le clienti sanno che c’è sempre una persona di riferimento competente e pronta a consigliarle.
Il valore aggiunto di un negozio come il mio, che non è una grande piattaforma, è proprio quello di avere una persona presente con cui le clienti possono confrontarsi. Ed è stato determinante per superare le difficoltà che ho incontrato.
C’è stato qualcosa durante il tuo percorso per arrivare dove sei adesso che non ti aspettavi, che ti ha stupito?
Che mi ha stupito e mi ha anche molto aiutato è stata la gratificazione umana da parte di quelle clienti che mi hanno sempre seguito e dato fiducia sin dall’inizio. Alcune di loro sono diventate nel corso degli anni amiche. Una spinta umana che non mi aspettavo e che è stato il mio motore e la mia forza anche nei momenti di difficoltà.
L’altra cosa che mi ha stupito è che la svolta c’è stata quando ho acquisito una competenza personale. Non immaginavo che fare un corso per diventare modellista mi avrebbe dato un valore aggiunto così decisivo anche per le vendite.
Che cosa hai imparato?
Dalle persone ho avuto e imparato tanto. Anche qui la prima cosa che mi viene in mente è un ritorno umano che mi ha arricchito.
Poi ho imparato a non mollare anche quando le idee sembrano un po’ folli perché alla fine funzionano: seguire l’istinto paga.
Che consigli daresti ad altre donne che vogliano intraprendere una loro attività commerciale indipendente in Italia?
Per evitare di commettere i miei stessi errori direi di partire più preparate e almeno un po’ più competenti.
Poi consiglio di scegliere dei collaboratori validi e di appoggiarsi a figure di riferimento professionali molto specifiche. Sono convinta che sia essenziale, in un mercato che cambia molto velocemente.
Carlotta Zampollo, Dentelle Sportswear
Che tipo di attività hai?
Creo abbigliamento per ginnastica ritmica, artistica e pattinaggio sul ghiaccio e a rotelle. Sono capi sportivi per allenamento e per gare, quindi se vogliamo sono un po’ una via di mezzo fra l’abbigliamento tecnico e i costumi teatrali.
Realizzo tutto io a mano. Parto dal disegno, che a volte mi viene dato dal cliente e altre è creato da me, dopodiché faccio il cartamodello, scelgo i tessuti, cucio l’abito e lo decoro.
Quando l’hai avviata e come ti è venuta l’idea?
L’attività vera e propria l’ho avviata un anno e mezzo fa, ma avevo cominciato già prima. Dopo la laurea ho avuto difficoltà a trovare lavoro e così per riuscire ad avere qualche entrata ho cominciato a creare questi capi.
In passato ho fatto anch’io ginnastica ritmica e mi è capitato che alcune ginnaste e alcune squadre mi chiedessero di fare per loro dei body. È partito tutto da lì, poi ho visto che era un lavoro che mi piaceva e così ho continuato.
All’inizio ho aperto un account su Etsy e dopo un po’ ho cominciato a pensare di realizzare un sito mio. Non ero certa se fosse meglio avere un sito vetrina o un ecommerce, così ho fatto un po’ di ricerca. Ho scoperto che la maggior parte dei miei competitor non vendeva online e i pochi che lo facevano avevano negozi di ecommerce piccoli in cui prendevano più che altro ordini personalizzati.
A questo punto ho deciso di creare un sito ecommerce su Shopify e offrire non solo capi su ordinazione ma anche body e abiti già confezionati che il cliente può comprare direttamente senza necessità di personalizzazione. Ho capito che questo può essere un vantaggio competitivo e ho deciso di sfruttarlo.
Come sei arrivata dove sei adesso?
Intanto crescendo sia a livello tecnico che per tipo di modelli che realizzo. E poi grazie al sito, perché mentre su Etsy gli ordini arrivavano soprattutto dall’estero, da quando ho un sito web vero e proprio mi arrivano richieste anche dall’Italia. Ultimamente ho realizzato dei body per una squadra di ginnastica artistica di Bolzano che mi ha trovato proprio attraverso il sito.
Anche il passaparola e le conoscenze personali funzionano bene e mi aiutano ad avere ordini anche dalla mia zona.
Quali ostacoli hai dovuto superare?
All’inizio l’ostacolo maggiore è stato quello di non essere ancora in grado di padroneggiare le tecniche. Facevo fatica a creare cose più complicate o magari capitava che qualche abito dovesse essere sistemato.
È un ostacolo che ho superato facendo pratica. Non ci sono corsi specifici per questo settore, ma su YouTube si trovano tutorial di tante mie colleghe, originarie soprattutto della Russia e dei paesi dell’Est Europa perché lì questi sport sono molto popolari. Mi sono esercitata seguendo i video e poi piano piano ho sviluppato le mie tecniche, perché bisogna sempre sperimentare e poi trovare la cosa giusta per sé.
Un’altra difficoltà ce l’ho avuta quando ho iniziato a prendere ordini per intere squadre, che vuol dire realizzare tanti pezzi, anche 100 per farti un esempio. Lì ho avuto un problema di organizzazione che mano a mano sto risolvendo trovando un metodo che mi consenta di fare tutto nelle tempistiche giuste e farlo bene.
C’è stato qualcosa durante il tuo percorso per arrivare dove sei adesso che non ti aspettavi, che ti ha stupito?
Mi capita a volte di realizzare dei modelli specialmente da pattinaggio per delle pattinatrici che sono già adulte, dai 35 anni in su. Per loro è molto difficile riuscire a trovare un modello che non le faccia sembrare delle sedicenni o che sia studiato per un fisico diverso da quello di una ragazzina.
Quando ho creato cose per loro sono stata molto colpita dal fatto che continuassero a scrivermi e a ringraziarmi perché finalmente il modello che avevo realizzato sembrava effettivamente fatto per loro.
Che cosa hai imparato?
Riuscire a comunicare con le persone. Di mio non riesco bene in queste cose, ma fare questo mestiere mi ha dato una spinta per migliorare e ora apprezzo molto la possibilità di avere un contatto umano nel mio lavoro.
Che consigli daresti ad altre donne che vogliano intraprendere una loro attività commerciale indipendente in Italia?
Direi loro di non arrendersi e non farsi buttare giù dai vari ostacoli che possono incontrare, perché all’inizio può essere davvero difficile. Un po’ perché magari si fa qualche errore e allora il feedback del cliente non è positivo come ci si aspettava. Ma dagli errori si può imparare e poi si cresce.
Senza dubbio consiglierei anche di trovare una cosa che piaccia veramente perché essere appassionati del proprio lavoro vuol dire avere sempre una spinta forte che ti motiva anche quando le cose non vanno come dovrebbero.
Rozalia Chiru, Beautiliciuos Delights
Che tipo di attività hai? Quando l’hai avviata?
Tutto è iniziato con un piccolo sogno nel cassetto: condividere la mia passione nel prendermi cura della mia pelle e dei miei capelli con una sempre maggiore consapevolezza, utilizzando prodotti naturali e biologici. Così nell'estate del 2014 ho lanciato il mio brand "beautilicious delights" nel mio negozio online.
Poi negli ultimi due anni ho scelto di focalizzarmi sulla nicchia delle tinte naturali per capelli utilizzando esclusivamente erbe tintorie essiccate e polverizzate.
Come ti è venuta l'idea? Qual è stata la spinta motivante?
Ho avuto l'esigenza di coprire i miei capelli bianchi. Ho fatto un lungo processo di ricerca per trovare un'opzione diversa rispetto alle tinte chimiche e quando l'ho trovata, ho capito che non era solo una mia necessità ma che c'era una forte richiesta da parte delle donne di trovare un'alternativa naturale alle tinte chimiche, alternativa che rispetti il fusto senza rinunciare ai risultati professionali in termini di colore e copertura dei capelli bianchi.
Come sei arrivata dove sei adesso? Quali ostacoli hai dovuto superare?
Con costanza e tanta passione. L'Italia non è certamente un paese che facilita la crescita delle piccole realtà. Gli ostacoli sono sempre tanti, sia burocratici che economici, perciò è utile iniziare in piccolo ma pensare in grande e avere la visione di dove si vuole arrivare.
Ci vuole tanta tenacia e caparbietà soprattutto quando all’inizio non si ha alcuna esperienza nel campo delle vendite online.
Visto il periodo storico che stiamo attraversando, sono stata senz'altro fortunata perché il web permette anche a persone come me, senza alcun tipo di preparazione nel campo, di mettere online uno store in meno di tre giorni. Inoltre la disponibilità di risorse online mi ha consentito, armandomi di tantissima buona volontà, di diventare autodidatta per ricoprire tutti i ruoli che la mia attività richiede.
C’è stato qualcosa durante il tuo percorso per arrivare dove sei adesso che non ti aspettavi, che ti ha stupito? Che cosa hai imparato?
Ho avuto la conferma che la qualità dei prodotti e la professionalità ripaga.
Lo sentiamo dire a scuola, nei vari corsi di marketing, ma quando vedi tradotto questo concetto nei risultati che puoi toccare con mano è emozionante. Perché se riesci a superare le aspettative dei clienti, offrendo un servizio di qualità e prodotti che sposino le loro esigenze puoi star certa che hai fidelizzato quel cliente che poi non perderà occasione di fare passaparola positivo. Mi ha stupito vedere come la passione che alimenta quello che faccio ogni giorno traspare e arriva alle mie clienti.
Che consigli daresti ad altre donne che vogliano intraprendere una loro attività commerciale indipendente in Italia?
Ci sono 3 cose che per me hanno fatto la differenza e che mi sento di suggerire:
- scegliete un campo di attività che vi appassioni. Se non siete appassionate del percorso che decidete di intraprendere vi sembrerà tutto 100 volte più difficile;
- scegliete una nicchia di mercato in cui specializzarvi;
- trovate nella vostra attività un elemento di unicità che possa differenziarvi dalla concorrenza.
Martina Russo, Freelancer at Work
Che tipo di attività hai?
Ho un negozio online in cui vendo adesivi disegnati da me e dai miei collaboratori. Sono sticker da applicare sul portatile e sono creati appositamente per i freelance e tutti coloro che per la maggior parte del tempo lavorano con un computer, anche da luoghi pubblici.
Sono pensati per aiutare il professionista a promuovere i propri servizi semplicemente esponendo l’adesivo. I testi sono in inglese, riguardano diverse professioni e alcuni riportano anche una call-to-action. Per esempio quello per i traduttori dice “Need a translator? Let’s talk!”.
Quando l’hai avviata e come ti è venuta l’idea?
Ho cominciato per caso nel 2015 dopo un episodio particolare che mi è capitato in Croazia. Stavo lavorando in un bar con il mio portatile e dopo 4 o 5 ore che ero lì hanno cominciato a guardarmi in maniera strana. All’epoca i nomadi digitali non erano ancora in voga e forse avranno pensato che gli stessi rubando la connessione.
Così a un certo punto sono andata da uno stampatore locale e mi sono fatta fare un adesivo che avevo disegnato io su Photoshop e su cui c’era scritto “Translator at work”. Dopo averlo attaccato sul mio computer, mi è venuto in mente di fare una foto e condividerla in un gruppo di colleghi traduttori su Facebook. Beh, ho ricevuto più di 300 richieste di persone che volevano sapere dove comprarlo.
Quindi quel weekend ho messo su un piccolo shop su una piattaforma di print on demand e ho fatto subito le prime vendite.
Poi ho deciso di andare avanti mantenendola come attività secondaria a fianco del mio lavoro di traduttrice e un paio di anni fa mi sono spostata su Shopify, che in un unico pacchetto ti dà praticamente tutto quello ti serve.
Come sei arrivata dove sei adesso?
Ho saputo ascoltare le richieste e fare ricerca sul target, così ho affiancato agli adesivi per traduttori anche quelli per altri tipi di liberi professionisti. Ora ci sono sticker per circa una quarantina di professioni, fra cui copywriter, giornalisti, marketing consultant.
Le vendite maggiori le ho comunque dai traduttori, sia perché sono inserita nella community e quindi mi conoscono, sia perché il traduttore è una professione che rimane sempre un po’ dietro le quinte, una persona di solito molto introversa, a cui non piace uscire allo scoperto per parlare del proprio lavoro e vendersi. E l’adesivo aiuta a farlo senza grandi sforzi.
Quali ostacoli hai dovuto superare?
Il primo è un problema di tempo: è un’attività che faccio part time e quindi ho difficoltà a dedicarci tutte le ore che ci vorrebbero per farla andare sempre al massimo.
Ora sto cominciando a risolvere perché da poco sono riuscita a delegare e ho affidato a un’altra persona la parte che riguarda il blog, le collaborazioni e i guest post.
All’inizio ho incontrato anche dei piccoli ostacoli legati alle questioni tecniche del sito ma li ho superati subito trovando una persona che mi desse una mano in quelle cose.
C’è stato qualcosa durante il tuo percorso per arrivare dove sei adesso che non ti aspettavi, che ti ha stupito?
In primis, non mi aspettavo proprio di fare una cosa del genere. Non avevo mai pensato di mettere su un ecommerce!
Poi una cosa che mi stupisce sempre sono le connessioni incredibili che mi permettono di entrare in contatto con persone che altrimenti non avrei mai conosciuto. A volte capita che mi scrivano persone che sono all’altro capo del mondo e che entrando in un coffee shop hanno visto uno dei miei adesivi. È diventata una rete di conoscenze a livello globale ed è una cosa davvero bella.
Che cosa hai imparato?
Ho scoperto che dietro a un prodotto si riesce a creare una community incredibile. Se sei bravo, le persone si trasformano da acquirenti in veri e propri fan.
E poi ho imparato a lavorare con i social media, ad avere una nuova prospettiva su come funzionano e su come usarli. Sono due cose correlate, in fondo.
Che consigli daresti ad altre donne che vogliano intraprendere una loro attività commerciale indipendente in Italia?
Non pensate troppo: agite e imparate durante il processo. Non state lì a rimuginare o a farvi troppe paranoie. Invece credete in voi stesse e nel vostro progetto.
Lo dico perché mi capita spesso di vedere persone che non partono mai perché sono ferme a farsi tante domande, ma in fondo se non si prova non si saprà mai se funziona.
Arianna Piazza, Bottega Krua
Che tipo di attività hai?
Faccio la ceramista. Nella mia città ho il mio piccolo laboratorio con due forni e il tornio. Parto dalla terra, realizzo i pezzi e li dipingo. Poi li vendo online e in negozio, ho uno spazio temporaneo per alcuni giorni al mese nella base militare americana a Vicenza.
Quando l’hai avviata e come ti è venuta l’idea?
Nel 2010, poco dopo la laurea in Belle Arti a Venezia. È cominciato tutto in un bar: sono uscita con un’amica e a un certo punto mi ha proposto di andare con lei il giorno successivo a fare un workshop di Raku, una tecnica giapponese di ceramica.
Dopo il workshop abbiamo cominciato a sperimentare questa tecnica, abbiamo prodotto tanti pezzi e a un certo punto non sapevamo cosa farne. Così abbiamo pensato di venderli partecipando ai mercatini, che all’epoca funzionavano ancora bene.
A un certo punto la mia amica si è trasferita in Puglia per amore e io invece ho continuato a fare ceramiche, non più Raku, e ho cominciato a venderle nella base militare e online, prima su Etsy e poi su Shopify.
C’è da dire che Bassano è una zona famosa per la ceramica artigianale, ma io non avevo mai pensato di dedicarmici. Anzi, quando facevo l’Istituto d’arte detestavo quella materia e poi in accademia ho scelto pittura. Alla fine però sono arrivata a una combinazione delle due cose perché oggi creo oggetti in ceramica e li dipingo.
Come sei arrivata dove sei adesso?
Tenacia e passione, senza dubbio. E la mia mania di arrivare prima, che non è sempre sana ma che nel lavoro mi aiuta a raggiungere ottimi risultati.
E poi la capacità di osservare e ascoltare: i soggetti che disegno nascono dall’osservare i soldati e i loro tatutaggi. Quando ho aperto il negozio nella base ho avuto la necessità di capire cosa potesse piacere a loro e che però piacesse anche a me. Alla fine i tatuaggi sono quelli che mi danno maggiore ispirazione e funzionano molto bene, anche considerando che i miei clienti sono al 90% statunitensi, sia offline che online.
Per esempio i teschi messicani che dipingo sulle mie tazze sono nati osservando i soldati, fra cui c’è una grande componente di origine messicana. E una volta una ragazza messicana si è fermata nel mio negozio e mi ha detto “Quando passo e vedo i tuoi oggetti decorati in questo modo mi sento a casa”. Beh, riuscire a trasmettere con una semplice tazza un’emozione è davvero soddisfacente.
Quali ostacoli hai dovuto superare?
Quello di essere donna perché il ceramista è un lavoro maschile. Dalle mie parti la decoratrice in genere è una donna, il ceramista che parte dalla terra e realizza l’intero prodotto di solito è un uomo. Perché si tratta di sollevare grandi pesi, i sacchi di terra per esempio pesano 25 kg ciascuno. E perché lavorare al tornio da fuori sembra semplice, ce l’ha fatto credere Ghost, ma in realtà bisogna avere molta forza nelle braccia, nelle mani e nella schiena.
All’inizio quando andavo a rifornirmi dei vari materiali venivo anche trattata male, come un’hobbista anche se non lo ero, e alcuni si rifiutavano proprio di vendermi quello che mi serviva.
Anche il ceramista da cui andavo a bottega all’inizio metteva in dubbio la mia capacità fisica di fare questo mestiere. E invece ce la faccio e non mi sono lasciata scoraggiare.
C’è stato qualcosa durante il tuo percorso per arrivare dove sei adesso che non ti aspettavi, che ti ha stupito?
Mi stupiscono i messaggi che mi arrivano sui social quasi quotidianamente in cui le persone mi dicono che sono per loro una sorta di ispirazione. A me questa cosa sembra molto strana perché in fondo chi sono? Vivo in una realtà molto piccola, ho un’attività molto piccola e che qualcuno dalla Florida o dai Paesi Bassi mi scriva una cosa del genere mi meraviglia sempre.
Che cosa hai imparato?
Ho imparato a pensare fuori dagli schemi, perciò se devo andare dal punto A al punto B ma trovo un ostacolo mi invento un punto C.
Il mio motto è “quello che non c’è non serve”. Anche se mi manca uno strumento, non fa niente, uso quello che ho, inventando e riadattando altre cose allo scopo.
Che consigli daresti ad altre donne che vogliano intraprendere una loro attività commerciale indipendente in Italia?
Tanto per cominciare direi loro di farlo assolutamente.
Prima e durante però studiate il più possibile, soprattutto marketing e tecniche di vendita. Fate corsi online e offline, comprate libri.
Informatevi e aggiornatevi su tutto. Per esempio io mentre decoro guardo documentari di ogni tipo su YouTube. La conoscenza, il sapere, vi può aiutare, anche se sono cose che apparentemente non c’entrano nulla con la vostra materia.
E poi parlate con altre persone, se non sono della vostra stessa nazionalità è anche meglio. Lavorare con un popolo estremamente eterogeneo come gli statunitensi mi ha aperto la mente. E oggi si può fare anche senza spostarsi, grazie a internet.
Per questo rispondo a qualsiasi messaggio mi arrivi. Mi piace molto ascoltare le storie, conoscere il background delle persone, perché posso sempre imparare qualcosa. Può diventare un’ispirazione.
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