Capita a tutti di detestare il proprio lavoro. Magari per un giorno, magari per qualche settimana. Quando il disagio si prolunga cominciamo a farci domande e cercare soluzioni.
È così che possiamo incappare in quelle migliaia di articoli che ci dicono che per stare bene dobbiamo seguire la nostra passione e cominciamo a pensare che è tempo di cambiare lavoro.
È vero, essere appassionati di quello che facciamo ci aiuta a essere più motivati, probabilmente più efficienti e forse anche più felici. Ma l’idea di trovare la propria passione spesso può essere frustrante e avere ricadute negative sul nostro stato mentale.
Allora meglio imparare ad amare il lavoro — e la vita — che abbiamo, magari programmando un futuro diverso, no? Vediamolo insieme.
E se mi sembra di non avere nessuna passione? Non è un problema.
Tanto per cominciare, non è un problema perché è molto probabile che non sia vero. Ma se stiamo lì a pensare “Devo trovare la mia passione. Devo trovare la mia passione. Devo trovare la mia passione. Devo trovare la mia passione…” le possibilità di riuscita sono davvero poche. Un po’ come quando fissiamo l’acqua nella pentola e va a finire che non bolle mai. Ecco, fissarci su qualcosa non ci fa bene.
Per questo la spinta esterna a trovare la propria passione e a fare di questa un lavoro può generare insoddisfazione e diventare controproducente.
Teniamo anche conto che non è per niente facile vivere quotidianamente la propria passione. Spesso le cose che ci divertono di più sono hobby o interessi non legati alla professione. Perché ci rilassano e ci distraggono da altri pensieri. E non per forza in quegli hobby eccelliamo.
Ma se su un interesse vogliamo costruire un lavoro, allora sì che dobbiamo sforzarci di eccellere. E in quel momento la fatica si fa sentire: non importa quanto possa piacervi quello che fate, ci saranno giorni in cui vorrete mandare tutto all’aria perché non ne potete più.
Fra l’altro c’è da considerare la sostenibilità, non solo psicologica, della vostra passione trasformata in lavoro.
Una carriera sostenibile si costruisce sulla capacità di dimostrare che siete in grado di rispondere a un bisogno per il quale qualcuno è disposto a pagare.
Monique Valcour, da Craft a sustainable career
Il che vuol dire che è necessario valutare con attenzione la propria passione per capire se può diventare davvero la base di una professione. C’è qualcuno che acquisterebbe il prodotto della vostra passione?
Se la risposta è no, non fatevene un problema e godetevi i vostri interessi al di fuori dell’ambito lavorativo. Perché vi fanno bene e vi servono a creare nuove energie mentali.
E se invece ho tante passioni, anche molto diverse fra loro? È normale.
C’è un’idea generalizzata che nella vita si debba avere un unico grande amore, un unico scopo supremo… persino un unico lavoro fino alla pensione. In realtà siamo esseri dinamici: i nostri valori in linea di massima rimangono gli stessi, ma noi cresciamo e ci trasformiamo. E con noi le nostre passioni. Per dire, io i cartoni animati li guardo ancora, ma non i Puffi, perché non mi entusiasmano più come una volta.
Cercare di scegliere una sola passione su cui concentrarci per tutto il resto della nostra esistenza è un po’ come voler fermare il tempo: ha poco senso. Invece è salutare e utile rimanere aperti al cambiamento.
Un discorso a parte va fatto per i multipotenziali, che non solo si trasformano nel tempo ma hanno anche di base tanti interessi e amano portare avanti diverse attività, in sequenza o in parallelo.
Per capirci, se dopo le superiori non sapevate che percorso di studi o lavoro scegliere perché vi sembravano quasi tutti interessanti (e i test attitudinali confermavano che avreste potuto prendere qualunque strada), è probabile che abbiate dei tratti di multipotenzialità. E non c’è da averne paura. Emilie Wapnick lo spiega molto meglio di me in questo TED Talk del 2015.
E se non posso seguire la mia passione? La chiave è amare il lavoro attuale mentre si costruisce il futuro.
Non tutti abbiamo la possibilità di cambiare lavoro, di metterci in proprio o di prenderci un anno sabbatico da passare zaino in spalla in giro per il mondo. È importante non vivere male questa impossibilità e ricordarsi che è temporanea.
Nel frattempo impariamo ad amare ciò che abbiamo, cominciando a mettere su, mattoncino dopo mattoncino, il nostro futuro.
Apprezzate il lavoro che avete
Forse il lavoro che fate adesso non è quello dei vostri sogni, ma ci sono delle piccole azioni che potete fare per sentirvi meglio e anche un po’ più motivati.
1. Identificate quello che vi piace
Cos’è che vi piace fare quando siete al lavoro? C’è un compito che vi dà soddisfazione? O magari un momento della giornata? O un certo tipo di riunione? O la possibilità di contatto con le persone?
Di certo c’è almeno una piccola parte che vi piace. Pensate a quella quando vi sembra tutto negativo.
2. Mantenete la giusta prospettiva
Pensate al motivo per cui avete accettato questo lavoro e guardate le cose da un punto di vista più ampio. Per esempio: “Ho necessità di fare questo lavoro per mantenermi, ma so che non lo farò per sempre perché mi sto costruendo un’alternativa”. Oppure: “Il mio lavoro non è un granché ma in fondo mi soddisfa perché mi consente di guadagnare abbastanza per viaggiare spesso”.
3. Scoprite cos’è cambiato
Se all’inizio il vostro lavoro vi piaceva parecchio e ora non più, cercate di capire perché e se possibile di cambiare le cose. Vi annoiate? Provate a chiedere di lavorare su compiti nuovi o più complicati. Il nuovo capo vi tiene troppo sotto controllo? Lavorate per costruire con lei o lui un rapporto di maggiore fiducia.
4. Portate i vostri interessi sul posto di lavoro
Se siete ottimi oratori e vi piace parlare in pubblico, potreste rendervi disponibili per tenere le presentazioni durante le riunioni mensili oppure come relatori per conferenze esterne. Se amate il giardinaggio, potreste proporre di creare e curare una piccola zona verde in ufficio. Se avete esperienza nel vostro settore e vi piace insegnare, potreste chiedere di fare da mentore ai nuovi assunti.
5. Fate un piccolo esercizio quotidiano
A fine giornata, magari quando siete ancora in ufficio, elencate 3 cose per cui siete grati, in riferimento al lavoro.
Non storcete il naso. Vi propongo questo esercizio perché dà la possibilità al nostro cervello di percepire che nella nostra vita — lavorativa, in questo caso — ci sono elementi positivi e non solo situazioni negative.
Riportare alla mente le cose belle attraverso la gratitudine ci porta benefici a livello emotivo e l’effetto è maggiore se facciamo degli esercizi quotidiani, come quello che di cui vi ho parlato o un diario più generale della gratitudine. Non lo dico io ma uno studio del 2003 dei professori di psicologia Robert A. Emmons e Michael E. McCullough (disponibile solo in inglese).
6. Trovate senso in ciò che fate
Che non vuol dire che dovete pensare di cambiare il mondo con il vostro lavoro. Almeno, non necessariamente.
Cominciate pensando a compiti che possono sembrare piccoli ma per voi in qualche misura fanno la differenza. Per esempio un bug che vi faceva impazzire da settimane e finalmente riuscite a risolvere.
Poi riflettete sul senso, che è tutto vostro e diverso da quello che possono trovare gli altri anche nel fare la stessa cosa. Non si tratta di costruire un’astronave o scoprire la cura per una malattia rara — se non è quello di cui vi occupate. Si tratta di riconoscere il senso nei vostri compiti quotidiani: offrire un ottimo servizio clienti; essere un buon membro del team; contribuire alla crescita dell’azienda.
Nei giorni più bui ricordatevi del senso che attribuite a quello che fate.
Trovate il tempo per sviluppare le vostre passioni
Quando non siete al lavoro, concedetevi l’occasione di dedicarvi ai vostri interessi. Perché, lo dicevo prima, vi aiuta a ricaricarvi. E perché in questo modo avete l’opportunità di testare sul campo le passioni e le idee che vi piacerebbe trasformare in lavoro.
Se ce n’è una o più di una in cui vi piace davvero impegnarvi, allora portatela avanti, sviluppatela e valutate se ha le caratteristiche giuste per condurvi verso un nuovo lavoro.
Nel frattempo costruite qualcosa di nuovo
Apprezzare quello che avete è un elemento chiave per vivere bene. Se a questo aggiungete una progettualità, starete ancora meglio. Avere un obiettivo da perseguire vi aiuterà ad avere speranza.
Perciò, mentre continuate a fare il vostro lavoro, cominciate a pianificare i vostri prossimi passi, a studiare, a fare esperienza. Così, quando sarà davvero tempo di cambiare scenario e avrete la possibilità di farlo, avrete già costruito delle solide basi e la transizione dalla vecchia alla nuova carriera sarà più semplice.
Utilizzate il tempo libero per occuparvi del vostro progetto alternativo e vedrete che ritroverete entusiasmo anche per il lavoro che fate adesso.
Trovare la propria passione è possibile ma non è l’unica strada. Perciò non siatene ossessionati, prendete tutto con più calma e apprezzate quello che già avete.
Nei miei anni da dipendente, ho visto un po’ di tutto: persone che detestavano l’ambiente lavorativo ma lo tolleravano perché amavano invece le proprie mansioni; persone a cui non importava nulla del proprio lavoro, non sopportavano i colleghi, ma rimanevano in azienda perché erano così soddisfatte della vita fuori di lì, che un brutto impiego per loro non faceva la differenza. Io invece rifiutai una proposta di rinnovo perché la situazione in cui ero mi faceva stare male persino fisicamente.
Abbiamo tutti dei livelli di tolleranza diversi, motivazioni diverse e ragioni diverse per sentirci gratificati. Ascoltare di più noi stessi può aiutarci a trovare il percorso più adatto e i compromessi giusti per conciliare lavoro e passioni.
E voi come vi sentite nei vostri panni professionali? State bene o avete voglia di cambiare? Raccontatecelo nei commenti.
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